DENDRONATURA N.2 2024
1. Basso G, Tomasetti R (2024). Sergio Rosati: una vita di sfide. Libero professionista, pioniere anche nell’uso dell’elicottero in campo forestale.
2. Nieddu S (2024). Analisi dei tipi strutturali forestali utilizzando dati LIDAR rispetto alle metriche di ecologia del paesaggio.
Riassunto: Nell’ambito della pianificazione forestale, l’uso della cartografia digitale permette una discriminazione atta a definire la eventuale diversa gestione. In particolare modo è possibile poter effettuare l’analisi del territorio forestale fino alla discriminazione dei diversi tipi forestali. A tale fine i dati LIDAR sono tra gli strumenti più utilizzati e permettano di definire output raffinati per classificare sia la diversa copertura vegetale (CHM) sia le diverse tipologie strutturali. Sono altrettanto utili a definire le caratteristiche di un territorio le apposite metriche di ecologia del paesaggio. Obiettivo del presente lavoro è verificare la possibilità di utilizzare i dati LIDAR nell’ambito dell’ecologia del paesaggio per la caratterizzazione dei tipi strutturali forestali. Nel presente lavoro, è stata indagata un’area forestale mediterranea (Sardegna) con copertura continua di Quercus ilex (Leccio). Nella stessa, partendo dai soli dati LIDAR e con successive verifiche di campagna, sono state definite le 6 diverse strutture esistenti. Inoltre sono stati calcolati per ogni gruppo strutturale le diverse metriche del paesaggio (indici di area, forma, aggregazione e divisione) del CHM. Sono state successivamente condotte delle analisi della varianza e un test post hoc (LSD di Fisher) atte a valutare la significatività statistica delle differenze dei 6 gruppi strutturali. Diverse metriche del paesaggio, in vario modo, consentono di classificare i 6 gruppi strutturali. Di 39 metriche analizzate 25 sono risultate avere significatività statistica. Il test post hoc ha ulteriormente definito che solo 9 metriche, in modo netto, distinguono i 6 gruppi strutturali in 2 o 3 gruppi omogenei. Nessuna metrica ha tuttavia consentito, al pari del CHM, di distinguere in modo netto i 6 diversi gruppi di struttura o di forme di governo. La distinzione più importante è quella evidenziata tra strutture forestali a più elevata rispetto a più bassa copertura, densità, area basimetrica, altezza media.
Parole chiave: CHM, strutture forestali, metriche del paesaggio
Abstract: In the context of forest planning, the use of digital cartography allows discrimination aimed at defining any different management. In particular, it is possible to carry out the analysis of the forest territory up to the discrimination of the different forest types. To this end, LIDAR data are among the most used tools and allow the definition of refined outputs to classify both the different vegetation cover (CHM) and the different structural typologies. The specific landscape ecology metrics are equally useful for defining the characteristics of a territory. The objective of this work is to verify the possibility of using LIDAR data in the field of landscape ecology for the characterization of forest structural types. In the present work, a Mediterranean forest area (Sardinia) with continuous coverage of Quercus ilex (Holm oak) was investigated. In the same, starting from LIDAR data alone and with subsequent field checks, the 6 different existing structures were defined. Furthermore, the different landscape metrics (area, shape, aggregation and division indices) of the CHM were calculated for each structural group. Analyzes of variance and a post hoc test (Fisher’s LSD) were subsequently conducted to evaluate the statistical significance of the differences in the 6 structural groups. Different landscape metrics, in various ways, allow the 6 structural groups to be classified. Of 39 metrics analyzed, 25 were found to have statistical significance. The post hoc test further defined that only 9 metrics clearly distinguish the 6 structural groups into 2 or 3 homogeneous groups. However, no metric has hallowed, like the CHM, to clearly distinguish the 6 different groups of structure or forms of government. The most important distinction is the one highlighted between forest structures with higher versus lower coverage, density, basal area, average height.
Key words: CHM, forest structures, landscape metrics
3. Pontalti L (2024). Coltivare, conservare, divertirsi: la pesca amatoriale nei corsi d’acqua a trote in provincia di Trento.
Riassunto: Viene presentata la pesca amatoriale nei corsi d'acqua a trote della provincia di Trento, con la sua evoluzione negli ultimi anni e i suoi diversi aspetti attuali, in vista del rinnovo della Carta ittica del Trentino.
Parole chiave: zona della trota, pesca amatoriale, gestione della pesca
Abstract: Amateur fishing in the trout streams of the province of Trento is presented, with its evolution in recent years and its various current aspects, in view of the renewal of the Trentino fishing charter.
Key words: trout area, recreational fishing, fisheries management
4. Montibeller S (2024). L’impatto del bostrico (Ips Typographus), sull’area forestale del Trentino centrale.
Riassunto: Nella vasta area alpina del Trentino Orientale, nell’ottobre 2018 si è verificata una catastrofe naturale dalle proporzioni mai viste prima almeno a sud delle Alpi. Le raffiche di vento che hanno attraversato le vallate hanno abbattuto in una sola notte oltre a 4 milioni di metri cubi di legname (8 volte la normale produttività annuale trentina). Oltre al danno economico per i proprietari e gli immediati disagi legati al venire meno della viabilità e dei servizi primari, l’emergenza Vaia ha fatto sparire i servizi ecosistemici che il bosco, in equilibrio dinamico con il territorio ed i suoi abitanti aveva maturato nel corso di secoli di gestione forestale basata sulla sostenibilità ed il rispetto delle dinamiche produttive. Oltre a tale emergenza, per acuire il problema, nel corso de 2020 ha iniziato a comparire nelle foreste rimaste integre anche uno scolitide: il bostrico. Questo, pur essendo comunque già presente in Trentino in forma endemica (in equilibrio), ben presto ha iniziato a propagarsi in maniera smisurata raggiungendo una pullazione che vien definita epidemica. I danni da questo insetto fino ad oggi causati, ammontano a circa 2.6 milioni di metri cubi per un totale di circa 10 mila ettari colpiti. I servizi ecosistemici venuti meno con le due calamità che si sono succedute nei boschi trentini impiegheranno decenni per tornare ad espletare la loro funzione. Per ora, almeno in certe situazioni le piante morte e le loro ceppaie saldamente ancorate al terreno permettono di assolvere a certe funzioni ed a mitigare taluni fenomeni intrinseci del territorio quali sono la caduta massi e l’innesco di fenomeni valanghivi.
Parole chiave: ambiente, foreste, bostrico
Abstract: In the vast Alpine area of Eastern Trentino, in October 2018 a natural disaster of unprecedented proportions occurred, at least south of the Alp.s. The gusts of wind that crossed the valleys knocked down over 4 million cubic meters of wood in a single night (8 times the normal annual productivity of Trentino). In addition to the economic damage to the owners and the immediate inconveniences linked to the loss of roads and primary services, the Vaia emergency caused the ecosystem services that the forest, in dynamic equilibrium with the territory and its inhabitants, had developed over centuries of forest management based on sustainability and respect for production dynamics, to disappear. In addition to this emergency, to exacerbate the problem, during 2020 a scolytid beetle also began to appear in the remaining intact forests: the bark beetle. This, although already present in Trentino in an endemic form (in equilibrium), soon began to spread in an excessive manner reaching a proliferation that is defined as epidemic. The damage caused by this insect to date amounts to approximately 2.6 million cubic meters for a total of approximately 10 thousand hectares affected. The ecosystem services that were lost with the two disasters that occurred in the Trentino forests will take decades to return to perform their function. For now, at least in certain situations, the dead plants and their stumps firmly anchored to the ground allow them to perform certain functions and to mitigate certain intrinsic phenomena of the territory such as falling rocks and the triggering of avalanche phenomena.
Key words: environment, forests, bark beetle
5. Plutino M, Bianchetto E (2024). Effetti del diradamento sulla stabilità di una pineta di pino nero in Toscana.
Riassunto: Il pino nero (Pinus nigra Arn. ssp. laricio Poiret) è stato utilizzato in passato per il rimboschimento di terreni degradati e attualmente caratterizza vaste aree della regione mediterranea. La gestione di questi soprassuoli non sempre è stata realizzata razionalmente e con le giuste tempistiche, ciò ha causato l’insorgenza di problemi fitosanitari, di stabilità e di suscettibilità agli incendi boschivi con conseguente degrado delle pinete che attualmente si presentano con struttura monoplana ad alta densità e con scarsa biodiversità del sottobosco. Questo lavoro ha lo scopo di descrivere la risposta di una pineta situata nel sud della Toscana, diradata nel 2015 con 2 diverse modalità di intervento, in particolare per quanto riguarda gli effetti sulla stabilità e sulla produttività a 8 anni dal diradamento. Lo studio ha evidenziato l’influenza positiva dei diradamenti con particolare riferimento al diradamento selettivo con scelta delle piante d’avvenire che sembra valorizzare il carattere produttivo del soprassuolo e la stabilità meccanica già nei primi anni successivi al diradamento.
Parole chiave: pino nero, diradamenti, stabilità meccanica
Abstract: In the past, black pine (Pinus nigra Arn. ssp. laricio Poiret) has been used for reforestation of degraded lands. Black pine currently characterizes large areas of the Mediterranean region. Management of pine forests has not always been rationally carried out and interventions have not always been carried out at the right time. The onset of phytosanitary problems, stability, susceptibility to forest fires with consequent degradation of the pine forests is a consequence. Pine forests currently have a high-density monoplane structure and poor undergrowth biodiversity. This work aims to describe the response of a pine forest located in southern Tuscany and subjected to thinning through two different silvicultural protocols, in 2015, and their effects on structure, stability and productivity after 8 years from thinning. The study shows the positive influence of thinning and selective thinning which enhances the productivity of the stand and mechanical stability already in the first years following thinning.
Key words: black pine, thinniings, mechanical stability
6. Gionta M (2024). Rododendro (Rhododendron ferrugineum l.) in Val di Peio: caso studio Malga Levi, Malga Borche, Malga Paludei e loc. Pian Palù.
Riassunto: Il rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum L.) è una specie endemica europea, conosciuta come “Rosa delle Alpi” (deriva dal greco “rhodon” = rosa e “dendron” = albero), appartenente alla famiglia delle Ericaceae e oggigiorno considerata una delle specie vegetali a rischio di estinzione a causa dei cambiamenti climatici.
È un arbusto sempreverde dai fiori rosa/rosso che predilige il piano subalpino. In questa fascia si verificano le condizioni ottimali di sviluppo per cui questa specie, assieme al genere Vaccinium, nel piano dominato dei lariceti, forma uno strato denso della associazione vegetazionale di rododendro-vaccinieto, la quale si stabilisce tra i 1800 e 2600 metri di altitudine.
È una delle specie in grado di resistere al lungo e freddo inverno, poiché trova nella neve un riparo per i germogli e un rimedio per sottrarsi al problema del disseccamento da gelo. La conformazione strutturale e biologica di questa specie le consente di creare uno spazio opportuno allo sfruttamento del calore emanato dalla superficie terrestre e allo sviluppo ottimale degli adattamenti di tipo fisiologico.
Negli ultimi anni, il rododendro ferrugineo si è affermato come specie invasiva, non solo in relazione alle situazioni dell'abbandono dei pascoli, ma anche come conseguenza delle variazioni del mercato, del calo demografico, della faticosa gestione economica dell’attività zootecnica e della riduzione dell’allevamento di bovini.
In questo articolo, il rododendro ferrugineo è stato investigato partendo dall’analisi botanica, biologica, ecologica e fitosociologica, passando per la definizione di alcune curiosità, fino all’analisi in campo, in diverse aree di saggio in Val di Peio, delle associazioni di rododendro-vaccinieti secondari e primari (periodo invernale e primaverile-estivo). Dall’osservazione dei risultati ottenuti, si è potuto definire la variabile della durata della neve una volta rilevati i parametri di esposizione nord-sud, pendenza, quota, temperatura, luce al suolo e copertura della vegetazione.
A ciò si è aggiunto uno studio di osservazione post invernale (danni da gelo, moria della specie) inclusa anche la composizione floristica della specie.
Parole chiave: cambiamenti climatici, rododendro ferrugineo, adattamento nei confronti del disseccamento da neve
Abstract: Rusty-leaved alpenrose (Rhododendron ferrugineum L.) is a European endemic species known as the “Rose of the Alps” (from the Greek: “rhodon” = rose and “dendron” = tree). This species belongs to the Ericaceae family and is nowadays considered one of the plant species at risk of extinction due to climate change.
Rusty-leaved alpenrose is an evergreen shrub with pink/red flowers that prefers the subalpine level. In the subalpine level, there are the optimal development conditions for which this species, together with the genus Vaccinium. in the larch-dominated plain, this species constitutes a dense layer of the rhododendron-vaccinia vegetation association between 1800 and 2600 m a.s.l.
Rusty-leaved alpenrose is one of the species able to resist the long and cold winter, since it finds in the snow a shelter for the shoots and a remedy to avoid the problem of frost drying. The structural and biological conformation of this species allows it to create a space suitable for the optimal development of physiological adaptations.
In the last years, Rusty-leaved alpenrose has established itself as an invasive species, not only in relation to the situations of abandonment of pastures, but also as a consequence of market variations, demographic decline, the difficult economic management of livestock farming and the reduction in cattle breeding.
In this article, Rusty-leaved alpenrose has been investigated starting from the botanical, biological, ecological and phytosociological analysis, through the definition of some curiosities, up to the field analysis, in different test areas in Val di Peio, of the secondary and primary rhododendron-vaccinia associations (winter and spring-summer period). The results allowed us to define the variable of snow duration once the parameters of north-south exposure, slope, altitude, temperature, ground light and vegetation cover were detected. Finally, a post-winter observation study (frost damage, species mortality) including the floristic composition of the species was conducted.
Key words: climate change, rusty-leaved alpenrose, adaptation to snow drying
7. Andreatta G (2024). Segnalazione sulla presenza del faggio (Fagus sylvatica L.) nella catena del Lagorai – Trentino – Val di Fiemme – Comune di Predazzo.
Riassunto: Nel presente lavoro viene segnalata la presenza di un esemplare di faggio affermatosi presumibilmente da oltre una decina d’anni e che sta crescendo in un contesto ritenuto del tutto sfavorevole all’insediamento e allo sviluppo della specie essenzialmente a motivo della continentalità delle condizioni climatiche. La zona della segnalazione ricade nel territorio del Comune di Predazzo, Val di Fiemme – Trentino e precisamente nelle pendici della Catena del Lagorai, le quali nella loro esposizione a nord non hanno mai riscontrato a memoria d’uomo la presenza della specie, bensì hanno visto dominare incontrastate le peccete con sporadici esemplari di abete bianco e in più alta quota di larice e di pino cembro. L’esemplare di faggio, dopo le modificazioni del paesaggio forestale seguite dapprima agli effetti della Tempesta Vaia e successivamente a quelli dei massicci attacchi di bostrico tipografo, si ritiene possa assumere particolare interesse alla luce dei cambiamenti climatici in essere, nonché in previsione di possibili futuri scenari forestali differenti dagli attuali in conseguenza delle trasformazioni in atto. Una considerazione va necessariamente effettuata riguardo l’origine dell’albero, nato per disseminazione naturale; la stessa infatti potrebbe derivare da popolamenti naturali distanti tra i 15 e 20 chilometri oppure da piante isolate inserite nei contesti dei paesi vicini e distanti tra 1 e 2,5 chilometri. La disamina si rende necessaria per una valutazione ecologica sul futuro degli individui della specie nei soprassuoli forestali che andranno a delinearsi nei prossimi decenni.
Parole chiave: segnalazione, faggio, Val di Fiemme
Abstract: This work reports the presence of a beech specimen which has presumably established itself for over ten years and which is growing in a context considered completely unfavorable for the establishment and development of the species essentially due to the continental nature of the climatic conditions. The area of the report falls within the territory of the Municipality of Predazzo, Val di Fiemme – Trentino and precisely on the slopes of the Lagorai Chain, which in their northern exposure have never found the presence of the species in living memory, but have seen dominate the spruce forests with sporadic specimens of silver fir and, at a higher altitude, larch and stone pine. The beech specimen, after the modifications of the forest landscape followed first by the effects of the Vaia Storm and subsequently by those of the massive attacks by the bark beetle, is believed to be of particular interest in light of the ongoing climate changes, as well as in anticipation of possible futures forestry scenarios different from the current ones as a result of the ongoing transformations. A consideration must necessarily be made regarding the origin of the tree, born through natural dissemination; in fact, the same could derive from natural populations between 15 and 20 kilometers away or from isolated plants inserted in the contexts of neighboring countries and between 1 and 2.5 kilometers away. The examination is necessary for an ecological assessment of the future of individuals of the species in the forest stands that will emerge in the coming decade.
Key words: signaling, beech, Val di Fiemme
8. Sottovia L (2024). Forme arboree non ordinarie nei boschi.
8. Zambotti S (2024). L’ambiente montano, gli ungulati e la Prima guerra mondiale.