DENDRONATURA N.2 1981
1. Gorfer A (1981). Civiltà del ceduo: un messaggio.
2. Lorenzini G (1981). Il ceduo nel comune di Ala.
3. Bagnaresi U (1981). Il ceduo: una coltura attuale.
Riassunto: Viene esaminata l'attualità del ceduo nei riguardi ecologici, tecnico-economici e sociali. Ricordata la minore efficacia del ceduo, rispetto all'alto fusto, per la protezione idrogeologica delle pendici e la conservazione della fertilità del suolo, si osserva che, a parità di condizioni, un bosco d'alto fusto produce legname di maggior valore unitario, richiede un minore valore di macchiatico ed assicura una maggiore varietà di assortimenti rispetto al ceduo.
Infine, il ceduo può considerarsi una coltura intensiva rispetto all'alto fusto, corrispondente ad un tipo di società rurale che oggi raramente si riscontra nei territori montani. Il ceduo può ancora trovare una conveniente utilizzazione in alcune aziende coltivatrici dirette ancora attive, in terreni relativamente fertili e facilmente accessibili. Finché sarà possibile disporre di fonti energetiche di minor costo della legna da ardere, conviene attuare una generale politica di conversione dei cedui in boschi d'alto fusto, iniziando dai soprassuoli ubicati nelle posizioni meno favorevoli. Migliorare qualitativamente e quantitativamente il capitale fruttante dei nostri boschi significa oggi, in definitiva, attuare un investimento sicuro per un futuro incerto.
Abstract: The ecological, technical, economie and social aspects of coppice today have been examined. Bearing in mind that coppice gives less hydrological protection to the hill slopes than does high forest and is less efficient in preserving soil fertility it is noted that, other conditions being equal, high forest gives a higher value timber per unit volume, requires less stampage, and provides a wider assortment of timber. Coppice can be considered a more intensive cultivation than high forest, corresponding to a rural type of society which is rarely encountered today in mountainous regions. Coppice can still be usefully exploited in some still active self-run farms, in fairly fertile soils which are easily accessible. As long as it is still possible to have cheaper sources of energy than fire wood it is worth converting coppice into high forest, starting with the less favourably positioned growths. Improving qualitatively and quantitatively the capital of our woodlands today means, in short, making a safe investment for an uncertain future.
4. Gregori P, Ianeselli A(1981). Primi risultati dendro-auxometrici da aree di saggio in cedui sottoposti a taglio di conversione.
Riassunto: Si riportano i primi dati sperimentali ottenuti da aree di saggio impostate per facilitare e perfezionare le stime provvigionali di piani di assestamento redatti per boschi del Trentino meridionale.
Dopo una breve nota sulla metodologia seguita e sulle caratteristiche bio-ecologiche dei cedui esaminati, sono messi a confronto tre metodi per il calcolo della consistenza provvigionale.
Successivamente vengono evidenziati i risultati di un taglio di conversione su densità, provvigione, composizione dendrologica e resa in legna da ardere di alcuni soprassuoli, con una prima analisi degli effetti incrementali.
Abstract: Here are presented the first data obtained from the experimental plantations designed to improve methods of estimating the yield from the plantations in the woods of south Trentino.
Following a brief note on the methods adopted and on the bio-ecological characteristics of the copses examined there is a comparison of three possible methods used to calculate yield.
Then are shown the effects of crossbreeding on density, supply, dendrological composition and yield in firewood of some trees, with an initial analysis of the effects subsequent growth.
5. Cristofolini F (1981). Trattamento e conversione in alto fusto dei cedui trentini.
Riassunto: La conversione dei cedui in fustaia, o almeno in ceduo composto, dev'essere, insieme al miglioramento delle fustaie esistenti, uno degli impegni fondamentali della selvicoltura italiana.
Le obiezioni sulla necessità e sulla convenienza delle conversioni sono, pressapoco, le medesime già confutate in Francia, 140 anni or sono, da Lorentz e Parade.
Il problema è indubbiamente più complesso in Italia, data la grande estensione dei cedui in ambiente mediterraneo dei quali non si tratta in questa sede. La conversione in fustaia è tuttavia da considerare conveniente su oltre un milione di ettari di cedui italiani, cioè in tutti quelli degli areali della faggeta e del querceto-carpineto.
Si riferisce su conversioni ben avviate in diversi ambienti del Trentino, e precisamente:
1) La conversione in fustaia mista di faggio e abete bianco dei cedui di faggio nelle Prealpi trentine: mantenendo il taglio a sterzo, riservando da 300 a 1500 allievi per ettaro, oltre alle conifere, se presenti; altrimenti, coniferando a fessura; in fasi più avanzate, diradando dall'alto, cioè trattando già come fustaie, i cedui invecchiati.
2) La conversione in ceduo composto, sempre nelle Prealpi, dei cedui del piano basale: rispetto integrale delle conifere, delle specie dei generi Fagus, Quercus, Acer, Sorbus ecc.; taglio andante dei carpini e delle latifoglie secondarie. Nei futuri interventi si deciderà se fermarsi al ceduo composto (nell'areale del carpino nero e della roverella) o puntare alla fustaia (in quello della rovere e del carpino bianco).
Le migliori particelle del primo gruppo superano già i 100 mc/ha di provvigione cavallettabile; e il confronto con quelle più ricche, perché a riposo da mezzo secolo, è sicura garanzia per l'esito della conversione.