DENDRONATURA N.1 2001
1. Grisotto S (2001). L'innesco delle colate detritiche in ambiente alpino: una metodologia d'analisi del fenomeno
Riassunto: Il presente lavoro propone un'approfondita analisi del fenomeno delle colate detritiche in ambiente alpino, ponendo particolare attenzione all'innesco per destabilizzazione di un ammasso detritico saturo interessato da deflusso superficiale. Viene proposta altresì una metodologia d'analisi del fenomeno stesso, incentrata su evidenze geomorfologiche, geotecniche ed idrologiche e sull'applicabilità di alcuni modelli di movimentazione del materiale proposti in letteratura.
L'applicazione, facilitata dall'utilizzo di un sistema GIS tipo raster, ha permesso di identificare la validità della linea metodologica seguita per l'analisi del fenomeno evidenziandone la sua possibile applicabilità per scopi progettuali e pianificatori a livello di bacino idrografico.
Abstract: Debris flow triggering in alpine zones: a working methodology
The present work describes a detailed analysis of the triggering dynamics of debris flows in alpine zones, with particular regard to channel bed failures due to saturation and surface runoff. Furthrmore, a methodology based on geomorphological, geotechnical and hydrological factors is also discussed along with the applicability of some predictive models found in literature.
The implementation of such a methodology, by using a specific raster GIS software, allowed to test its reliability, highlighting its potential use for planning and designing purposes in watershed management.
2. Sonda D (2001). Il piano di intervanto di sistemazione idraulico-forestale come strumento di analisi territoriale
Riassunto: In provincia di Trento i primi piani di intcrvento, impropriamente detti piani di bacino, risalgono al 1989 e sono diventati dei punti di riferimento nella gestione delle unità idrografiche. Nel corso degli ultimi dieci anni, in seguito alle trasformazioni territoriali e agli interventi di regimazione delle acque, la situazione attuale è, in alcuni casi, radicalmente cambiata, tanto che per alcuni piani di bacino è auspicabile un aggiornamcnto.
L'esperienza maturata fino a questo momento, abbinata alle nuove potenzialità offerte dall'impiego dei Sistemi Informativi Geografici (GIS), consente di ottenere dei risultati fino a qualche anno fa difficilmente raggiungibili manualmente, se non con un dispendio di energie piuttosto marcato. L'utilizzo di tali strumenti consente di ottenere dei prodotti finali più flessibili e di facile aggiornamento. Nella redazione dei piani di intervento, per volontà della Provincia Autonoma di Trento, devono essere presenti dei contenuti ben precisi. La proposta degli interventi da realizzare sul territorio e la loro priorità deriva da un'attenta analisi degli eventi alluvionali di maggiore rilevanza storica, da sopralluoghi in campo mirati e da simulazioni con modelli idrologici.
Abstract: Watershed management plans as a tool for landscape analysis
The earliest watershed management plans of the Autonomous Province of Trento (Italy) date back to 1989 and now they are considered a basic step toward a correct management of these land units. Hoowever, during the last decade the situation has been remarkably modified because many changes has occurred about the land use and the flood conlrol activities, so that a plan updating is much needed. The experience developed so far and thenew opportunities provided by the adoption of Geographic Information Systems (GIS) has allowed to obtain excellent results; these would have been hardly achievable just few years
ago without massive finantial expenditures. The utilisation of GIS tools permita to produce more flexible and easy-to-update management plans; moreover, the Provincial Authority has specified that these must present several set characteristics. Technical features and priority of watershed control works derive from the conjunction of detailed historical flood analysis, specific field surveys and hydrological models implementations.
3. Piccoli E (2001). Conoidi di deiezione e aree di pericolo
Riassunto: Lo studio dei conoidi di deiezione ba un'importanza fondamentale per la pianificazione in aree spesso fortemente antropizzate, localizzate allo sbocco delle valli alpine secondarie. È crescente l'esigenza di predisporre strumenti conoscitivi sulla pericolosità di tali ambienti, in modo da poter intervenire per la difesa degli abitati e la messa in sicurezza delle vie di comunicazione.
In questo lavoro si è esaminato il conoide del Rio Lenzi, Valle dei Mocheni (Trento), applicando un metodo (Aulitzky), con alcune modifiche e integrazioni che portano, come risultato finale, all'individuazione di aree, all'interno del conoide, caratterizzate da diversi livelli di pericolosità in relazione a fenomeni quali colate detritiche, trasporto solido sostenuto, inondazioni.
Questo metodo permette di ottenere carte del pericolo attendibili, che, prodotte in tempi relativamente brevi, rappresentano un valido appoggio alla pianificazione territoriale e alla programmazione di eventuali interventi di difesa.
Abstract: Alluvial fans and hazard zoning
The study of the alluvial fans is of fundamental importance for the territorial planning of the densely inhabited areas at the outlet of the tributary rivers in the main alpine valleys. There is a strong demand of methods to evaluate the dangerousness of these environments, in order to provide a defence for the built-up areas and lines of communication.
A study of the Rio Lenzi alluvial fan (Valle dei Mocheni, Trento) is here presented. The Aulitzky method, modified and integrated, has been used. This approach led to the identification, inside the alluvial fan, of areas characterized by different degrees of dangerousness, due to debris flows, sediment-laden water flows and overflows.
This method allows to quickly obtain reliable maps of the danger, which provide instruments for the territorial planning and realization of protective structures.
4. Motta R, Puppo C (2001). L'impatto degli ungulati selvatici sul sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.) nelle foreste di montagna dei parchi provinciali del Trentino
Riassunto: Il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.) è una specie comune nelle foreste del piano montano e del piano subalpino delle Alpi. La specie ha un'importanza limitata per quanto riguarda la produzione di assortimenti
legnosi, ma svolge un ruolo fondamentale nei confronti della fertilità del suolo, soprattutto nelle foreste di conifere, e nei confronti della fauna selvatica, in particolare dei mammiferi e dell'avifauna.
nIl sorbo degli uccellatori è anche una delle specie maggiormente appetite dagli ungulati selvatici ed è tra le specie in assoluto più brucate sia nelle foreste di montagna che nelle foreste boreali. L'impatto degli ungulati selvatici sul sorbo degli uccellatori è stato studiato in quattro foreste di montagna del Trentino localizzate all'intero dei due Parchi
naturali regionali: Adamello-Brenta e Paneveggio-Pale di S. Martino. Queste aree sono caratterizzate dalla presenza di diverse densità di ungulati selvatici.
I dati relativi all'incidenza del brucamento (% di alberi brucati da ungulati selvatici) e alla struttura delle altezze (distribuzione degli alberi in classi di altezza) sono stati confrontati tra loro e con i dati di densità di ungulati selvatici forniti dalla amministrazione provinciale. Dall'analisi dei dati è risultato che l'incidenza del brucamento sul sorbo degli uccellatori è alta in tutte le zone di studio con differenze poco rilevanti all' interno delle quattro aree. Al contrario, nelle strutture delle età si evidenziano delle pronunciate differenze tra le aree con elevate densità di ungulati selvatici e le aree con densità di ungulati più contenute. Nell'area con la maggiore densità di ungulati selvatici (Paneveggio) il sorbo degli uccellatori è risultato completamente assente nelle classi di altezza comprese tra 80 e 180 cm (il range di altezza maggiormente interessato dal brucamento). In conclusione si può quindi evidenziare che l'analisi dell'incidenza del brucamento sottostima l'impatto del brucamento sul sorbo degli uccellatori, in quanto gli esemplari che si trovano nel range di altezza maggiormente esposto al brucamento vengono completamente consumati e non possono essere conteggiati. Al contrario l'analisi della struttura delle altezze evidenzia come, con elevate densità di ungulati selvatici, la presenza della specie può risultare fortemente limitata e, sul medio-lungo periodo con l'invecchiamento degli alberi portaseme, la presenza stessa della specie può essere compromessa.
Abstract: Ungulate impact on rowan (Sorbus aucuparia L.) in Trentino Natural Parks mountain forests.
An original approach to study the browsing impact on the regeneration of rowan (Sorbus aucuparia L.) is presented. The rowan is common in the dominant layers of the conifer forests in the montane and subalpine belts of the Alps. It is an edaphically unspecialized lightdemanding pioneer species which colonizes clearings following natural and anthropogenic disturbances. The rowan is a palatable species and is one of the species most liked and hence most browsed by wild ungulates in mountain and boreal forests in Europe. The impact of wild ungulates on rowan has been studied in four sites in the Trento region (Italy). The height structures observed, affected by ungulates, were compared with the data from damages inventories prevsiously performed and residuals from power function models were calculated. In the cases studied here, ungulate impact was much more evident from, and more correlated with ungulate density when structure analysis was performed, than in the total incidence of browsing. The incidence of browsinlg obtained from damage inventories was found to have underestimated the impact of the ungulate because most of the stems in browsed height classes had been completely eaten. In the site with the highest ungulate density (Paneveggio) the browsing of wild ungulates was splitting the population in two parts: below and above the height range where saplings are browsed. The effects of ungutate browsing in Paneveggio may be a serious threat to the future of the rowan here, in spite of the fact that the rowan has a great capacity for vegetative regeneration and survival without seedling establishment.
5. Facchinelli B (2001). Le coperture diffuse di salice
Riassunto: Le frequenti alluvioni che hanno interessato in passato, ma anche oggi, il Trentino, hanno messo in evidenza l'importanza della prevenzione, che non deve interessare solo la parte di fondovalle dei corsi d'acqua ma deve comprendere l'intero bacino e non limitarsi solo alle opere di ripristino dei danni. Tra le opere che possono essere impiegate si possono ricordare anche quelle realizzate secondo i dettami dell'ingegneria naturalistica.
L'ingegneria naturalistica è una tecnica utilizzata da secoli dalle popolazioni di montagna per mettere in sicurezza il territorio ed oggi viene di nuovo impiegata frequentemente. Questa tecnica prevede l'utilizzo delle piante, da sole o abbinate ad altri elementi, come materiale da costruzione.
La particolare tecnica qui descritta, la copertura diffusa di salice, prevede l'utilizzo dei salici come materiali per il consolidamento delle sponde dei corsi d'acqua. Accanto ad un'accurata descrizione delle modalità di realizzazione della copertura diffusa, una sorta di manuale
delle diverse fasi operative, viene presentata una breve analisi sia di tipo economico che idraulico.
Abstract: The occurrence of floods, that frequently happens, in the past as well today, in the Province of Trentino, highlights the value of prevention measures not only for river beds but also for the entire basin. Actions limited to simple damage repair can not be enough. Among the prevention techniques, bioengineering is worth to mention.
Bioengineering is a technique used in the past by mountain population to protect the territory and it is also frequently used today. Bioengineering uses live plants, alone or with other elements, wood or rock, as construction material.
Here we describe a technique, the brush mattressing, that uses plants of Salix to reinforce rivers banks.
A careful description of the construction phases, a little manual of use and a brief economic and hydraulic analysis are presented.
6. Mustoni A, Chiozzini S, Chiarenzi B, Carlini E, Brugnoli A (2001). Il progetto LIFE Ursus - La reintroduzione dell'Orso bruno (Ursus arctos L.) nel Trentino Occidentale e sulle Alpi Centrali